Le onde d’urto sono una metodica non invasiva utilizzata nel trattamento di molte patologie ortopediche. Hanno proprietà anti-dolorifiche, antinfiammatorie, anti-edemigene, aumentano la vascolarizzazione locale e stimolano la riparazione tessutale.
Cos’è l’onda d’urto
L’onda d’urto è essenzialmente un’onda acustica ad alta energia che viene trasmessa sulla superficie della pelle e si diffonde nel corpo. L’impulso dell’onda è generato da apposite apparecchiature che danno un impulso meccanico in sequenza rapida e ripetuta.
L’energia erogata è scelta dal fisioterapista e varia a seconda del tipo di patologia da trattare, lo stadio evolutivo e la zona interessata.
Quando utilizzarle
L’onda d’urto viene utilizzata principalmente in quattro ambiti:
- nel trattamento delle calcificazioni di spalla e degli speroni calcaneari;
- nelle patologie tendinee croniche come ad esempio l’epicondilite, la tendinopatia rotulea, la tendiopatia achillea, le fasciti plantari;
- negli strappi muscolari quando si formano processi di calcificazione e/o di fibrosi;
- nei ritardi di calcificazione dove c’è un ritardo dei processi di riparazione ossea, per prevenire la formazione di pseudoartrosi.
Quali sono gli effetti dell’onda d’urto
Quando l’onda d’urto colpisce i tessuti bersaglio li stimola ad auto-ripararsi attraverso una serie di reazioni cellulari, cascate enzimatiche e reazioni biochimiche che portano ad un effetto antinfiammatorio, antidolorifico e antiedemigeno. In particolare, quando si applicano le onde d’urto nelle calcificazioni, si verifica un aumento della vascolarizzazione locale che ha l’effetto di “sciogliere” le microcalcificazioni presenti in sede tendinea, che sono causa di dolore.
Quante applicazioni servono?
Un ciclo di onde d’urto presso il nostro Centro è di circa 3-5 sedute, con la cadenza di una terapia a settimana, per ottenere il miglior effetto terapeutico.
Per i pazienti che hanno seguito altre terapie è consigliabile affidarsi a questo trattamento?
Può succedere che il paziente si rivolga a questa terapia dopo aver provato il fallimento o il beneficio momentaneo con altri tipi di trattamento. Rimane compito del medico e/o del fisioterapista valutarne l’utilizzo.