Il disturbo specifico di linguaggio risulta avere diffusione del 5/7% in età prescolare e tende a ridursi nel tempo raggiungendo una prevalenza dell’1-2% in età scolare. Non c’è da preoccuparsi, oggi esistono trattamenti di tipo riabilitativo logopedico, interventi di potenziamento erogati a livello scolastico e di parent training (programmi, rivolti a genitori, utili a promuovere modalità di interazione e di comunicazione efficace) per risolvere il problema.
“io contento no”, “io volere mangiare”, “che bello poto” invece di topo, che cosa succede al bambino se si esprime così?
Il bambino, durante lo sviluppo del linguaggio, affronta dei passaggi fisiologici in cui sperimenta il linguaggio adulto; tuttavia il piccolo che mantiene un linguaggio di questo tipo sta rischiando di evolvere verso uno sviluppo atipico. Per sostenerlo e guidarlo, si consiglia una valutazione con un professionista del campo, in modo da prevenire l’instaurarsi di quadri complessi e risolvere tempestivamente, a beneficio del nostro bambino.
Come si aiutano i piccoli di “poche parole”?
Il linguaggio dell’adulto non deve essere statico ma evolvere con il bimbo stesso: è utile quindi riprendere ciò che dice, ampliando le sue produzioni, riferirsi alla situazione in corso facendo uso della comunicazione non verbale (gesti, mimica facciale, intonazione, ritmo), fare delle pause come invito a prendere la parola. Attività come il gioco del far finta, sequenze di azioni, letture quotidiane di libretti, suoni onomatopeici durante il gioco sono alcuni spunti semplici per i genitori che vogliono aiutare i loro bambini.
I disturbi del linguaggio sono tutti uguali?
Assolutamente no: differiscono non solo per la gravità del quadro, ma l’unicità stessa di ogni bimbo fa sì che una difficoltà di linguaggio venga affrontata e superata con modalità e tempistiche estremamente soggettive. Fondamentale sicuramente, per la buona evoluzione in ogni caso, è l’intervento precoce, per consentire al piccolo di poter vivere a pieno la bellezza dello scambio comunicativo in famiglia e con i pari.
In che cosa consiste l’intervento della logopedista, cosa fa con il bambino?
Vengono proposte attività e giochi mirati che aiutino i bambini, ognuno con le sue caratteristiche e difficoltà, ad evolvere in senso positivo, partendo dalle abilità ludiche create ad hoc dal logopedista il bambino ha modo di lavorare con meno fatica, minor frustrazione: gli stessi “giochi” possono poi essere riproposti in ambito familiare, coinvolgendo nel percorso i genitori stessi.
Che cosa possono fare i genitori per superare le difficoltà del bambino?
Affidarsi ad un’adeguata valutazione diagnostica è il primo passo per aiutare i nostri bambini tempestivamente; dopo questo il terapista coinvolgerà la famiglia stessa nell’iter riabilitativo, affinché il bambino possa generalizzare nel quotidiano le nuove abilità. Nel concreto consigliamo spesso ai genitori di questi bambini di non essere troppo richiestivi (“ripeti così, si dice cos’”) ma fornire con enfasi il modello corretto della produzione del bambino che non si sentirà così giudicato ma compreso.
In quanto tempo si può aspettare un miglioramento?
Ogni bambino presenta caratteristiche e difficoltà a sé stanti, evolvendo quindi in modo molto suggestivo; tuttavia, si consiglia di intraprendere inizialmente due cicli logopedici al termine dei quali la logopedista sarà in grado di stimare i progressi fatti e proporre successivamente le tempistiche adeguate per proseguire il percorso. Nei casi a minor compromissione, con frequenza settimanale, i miglioramenti si colgono già nei primi due mesi di terapia.